BANCHE E RETI, SU QUALI TITOLI PUNTARE?

Focus Risparmio | Luglio 2021

Sono in molti a domandarsi su quali titoli punterà il mercato e in particolare le banche e le reti dei consulenti finanziari. Prima di fare previsioni è opportuno partire da alcune certezze.

Primo: qualsiasi forma di investimento dovrà essere sempre più allineata ai criteri ESG non solo nella forma ma nella sostanza (per intenderci articolo 8 e 9 della SFDR).

I fondi SFRD articolo 9 sono solo 125 su 5.419. Quelli art. 8 arrivano a 1.080. Intanto, chi ha creduto nella sostenibilità, domina la raccolta: il 25% della raccolta netta totale promossa dall’industria è in mano ai fondi con un forte focus ESG.

Secondo: all’inizio del 2021, in un contesto post pandemia caratterizzato dall’avvio delle campagne vaccinali su vasta scala, le economie sono entrate in un ciclo di ripresa che ha tuttavia diverse velocità di ripresa.

L’Europa e il Giappone prevedono ancora un output gap negativo per il 2022, negli Stati Uniti l’economia inizia a surriscaldarsi, la Cina tenta di stabilizzare il tasso di indebitamento interno con una forte pressione al rialzo dello yuan che rischia di rilanciare le tensioni commerciali con il resto del mondo.

Terzo: a breve termine, le misure di stimolo finanziario e il risparmio forzato accumulato durante il lockdown potrebbero generare una ripresa della domanda delle famiglie e delle imprese nel 2021.

Questo creerà tensioni inflazionistiche che seppur transitorie, saranno anche legate all’insufficienza dell’offerta in settori quali i semiconduttori, i trasporti, i materiali da costruzione e alcuni metalli legati alla transizione energetica (rame, cobalto).

La pandemia ha poi accelerato le forti tendenze già in atto in tema di digitalizzazione, deglobalizzazione e decarbonizzazione: la prima crea uno shock positivo dell’offerta, le altre due rappresentano invece shock negativi, che possono generare un rimbalzo più duraturo dell’inflazione.

Inflazione e rialzo dei tassi sono le due variabili da cui non si può prescindere per fare qualsiasi previsione.

In Italia, dove storicamente gli investitori sono avversi al rischio, sono in molti a scommettere invece su una crescita degli investimenti nell’azionario.

A sentire le SGR i fondi azionari tematici sembrano costituire un grande potenziale anche se non sono certo una novità, se pensiamo che alcune SGR su questi hanno costruito il loro successo.

Si troveranno opportunità sui mercati obbligazionari, ma a causa dei rendimenti molto bassi, bisognerà ricercare rendimento nei paesi emergenti o in settori di attività più complessi da valutare.

Tra investimenti obbligazionari e azionari c’è poi anche un terzo incomodo: gli investimenti nella cosiddetta economia reale, PIR e ELTIF.

Considerato che solo 1 italiano su 4 investe i propri risparmi, forse prima di parlare di asset class sarebbe meglio partire dagli obiettivi dei clienti, dal loro orizzonte temporale e dalla loro propensione al rischio.

I bisogni possono essere identificati da un buon consulente finanziario tenendo in conto che: 1) gli italiani non sanno attendere (orizzonte medio 2 anni vs. 4 EU); 2) la propensione al rischio è legata alla fiducia nei mercati finanziari che in Italia è bassa.

Possiamo quindi concludere che si tratta di un mercato guidato dall’offerta e da chi saprà cavalcare e meglio i trend in atto: sostenibilità, decarbonizzazione, deglobalizzazione.

Fondamentale però sarà la capacità dell’offerta di creare uno storytelling convincente ed avvincente in grado di intercettare i temi di maggior interesse: salute e infrastrutture per la ripartenza in primis.  

Nicola Ronchetti