Consulenti finanziari & Clienti

Il Sole24 Ore | 17 dicembre 2020 di Lucilla Incorvati

Perché ricchezza e cultura (per ora) spingono di più verso gli investimenti ESG

Secondo l’ultima indagine di Finer che ha mappato i 4,5 milioni di clienti dei consulenti finanziari, sono soprattutto i più colti e più ricchi ad investire in modo green.

Dei 4.400 miliardi di risparmio delle famiglie italiane, quasi l’85% (3.700 miliardi) fanno capo a chi dispone di ricchezze finanziarie superiori ai 50mila euro (cliente affluent), a chi ne ha almeno 200mila (upper affluent) ma soprattutto agli individui con patrimoni non inferiori ai 500mila euro. Secondo molti gli investimenti ESG potrebbero costruire un’opportunità per contribuire a convertire l’enorme massa di liquidità che giace sui conti correnti detenuti da questi segmenti di popolazione (1,4 miliardi). Ma all’interno di un universo variegato, per ora, l’interesse concreto ad investire su strategie ESG è appannaggio soprattutto di chi ha maggiori disponibilità finanziarie e un più alto livello di istruzione.

La ricerca Finer

Lo rivela l’ultimo studio della società di ricerca Finer Finance Explorer (Investimenti ESG il risveglio degli italiani: confronto tra domanda e offerta) che ha mappato attraverso un campione rappresentativo di 10mila interviste, tutto l’universo dei 4,5 milioni di risparmiatori oggi serviti dai consulenti finanziari. I clienti sono stati distinti in tre categorie: affluent ovvero chi ricchezze finanziarie investite tra i 50 e 200 mila euro; gli upper affluent e quindi chi ha ricchezze tra i 200 e 500mila euro; infine i clienti private, ovvero soggetti con ricchezze finanziarie tra i 500mila euro e oltre il milione di euro.

I risultati sono stati poi integrati con altre evidenze tratte dai tre osservatori continuativi che Finer ogni anno realizza coinvolgendo 3.300 consulenti finanziari, 1.700 private banker e 2.000 gestori bancari. Le interviste sono state effettuate tra giugno e novembre 2020.

I più ricchi e i più colti premiano l’investimento ESG

Il livello di conoscenza degli investimenti ESG cresce con l’entità del patrimonio finanziario ma anche con un maggior livello di istruzione. Come dire: chi ha una maggiore cultura di base dimostra anche una maggiore conoscenza e competenza sulle tematiche ESG e comunque una maggior grado di informazione su questi temi.

Il livello di propensione verso le tematiche ESG, già in crescita negli ultimi 24 mesi e innescato dalle catastrofi ambientali ha avuto un’accelerazione significativa dopo lo scoppio della pandemia. La sensibilità verso i temi ambientali è unanime (E), quella verso i temi che attengono alla governance (G) e all’impatto sociale (S) è decisamente maggiore presso chi ha elevati patrimoni.

Entrando nel dettaglio, il 55% dei clienti private (la maggior parte dell’universo di riferimento) sostiene di conoscere bene l’argomento mentre il 78% dei clienti affluent (la maggior parte dell’universo del cluster) ne ha solo sentito parlare così come il 66% degli upper affluent.

Anche la propensione a sottoscrivere investimenti ESG cresce con l’entità del patrimonio finanziario. Sono sempre i più ricchi e i più informati sul tema coloro che negli ultimi mesi (+ 20%) vogliono investire. Si tratta del 57% dei clienti private (la quota maggiore) a fronte di solo il 17% degli affluent (la minor quota del gruppo) e del 41% del gruppo upper affluent.

Tra chi ha una maggiore propensione c’è la consapevolezza del maggior successo industriale e finanziario delle aziende quotate che sposano i valori ESG ma anche il desiderio di lasciare alle future generazioni un futuro migliore. Mentre il rispetto dell’ambiente come bene comune da tutelare è un valore condiviso anche da chi ha una minor propensione ad investire in strategie green.

Timori e remore dei risparmiatori

Le barriere alla sottoscrizione di investimenti ESG sono legate in parte al timore che si tratti di una moda passeggera, ma soprattutto alla mancata conoscenza dei proponenti e alla errata convinzione che investire in aziende o strumenti ESG possa portare a rendimenti più bassi.

«Nello svolgere questa ricerca che ci è stata commissionata da Nordea, storico asset manager nel mondo ESG – sottolinea Nicola Ronchetti, fondatore di Finer – abbiamo riscontrato che una grande responsabilità per il successo degli investimenti ESG è in capo alla distribuzione. Anzi, direi che il terreno non è mai stato così fertile e sta dunque alle reti dei consulenti finanziari e alle banche seminare e raccogliere i frutti nell’interesse del nostro pianeta e dei suoi abitanti».