INDUCEMENT E ASSICURAZINI: QUALE IMPATTO?

Insurance Daily | Marzo 2023 

C’è un’elegante e – all’apparenza – innocua signora irlandese che ha gettato nello scompiglio l’industria finanziaria in Francia, Germania e Italia.

Si chiama Mairead McGuinness, è nata a Drogheda nel 1959 e da ottobre 2020 è commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e l’unione dei mercati dei capitali in seno alla commissione Europea.  È iscritta al partito di centrodestra irlandese Fine Gael e fa parte del gruppo del Partito Popolare Europeo.

La signora è entrata a gamba tesa su un tema che da sempre scalda gli animi di chi vede nelle banche e nella finanza l’anticristo: gli inducement.

Trattasi di incentivi che banche, reti di consulenti finanziari ricevono da società esterne – in particolare fabbriche prodotto – per distribuire i loro prodotti agli investitori finali.

Questi incentivi servono a remunerare il distributore e, nel caso delle reti di consulenti finanziari, anche i singoli professionisti.

Teoricamente nulla di scandaloso se si pensa che quando si acquista il latte al supermercato il produttore riconosce al distributore un margine con cui paga i costi della distribuzione.

Chi grida allo scandalo equipara però Germania, Francia e Italia a paesi come il Belgio e il Regno Unito, che hanno storie e modelli distributivi completamente differenti.

Basti pensare che in UK la RDR Retail Distribution Review introdotta nel 2012, abolendo gli inducement non ha ridotto il costo medio dei prodotti finanziari pagati dal cliente finale il quale invece che pagare il distributore paga il consulente.

Nel frattempo però chi non è più in grado di pagarsi un professionista è costretto a fare da sé avvalendosi di piattaforme di consulenza on line certamente non alla portata di tutti.

In UK dove non esiste l’equivalente del nostro consulente finanziario con una mandante alle spalle ma esite l’Independent Financial Advisor, la RDR ha comportato l’uscita di scena dei professionisti con portafogli più piccoli e clientela meno evoluta.

Certo il dibattito è aperto e ci sono ragioni sia da parte di chi vorrebbe eliminare gli inducement che da parte di chi li vorrebbe lasciare.

In pochi però hanno valutato l’impatto che questo potrebbe causare nel comparto assicurativo e in particolare negli accordi di bancassurance.

Ove una banca non abbia una propria compagnia assicurativa ma si avvalga di un’offerta a cosiddetta architettura aperta e quindi di una o più compagnie terze, l’eliminazione degli inducement potrebbe causare un vero e proprio terremoto.

E di terremoti in questo momento nessuno ne sente il bisogno, soprattutto in Italia dove il fenomeno della sotto assicurazione morde più dell’inflazione e potrebbe mettere letteralmente in ginocchio un’intera popolazione che a fronte dell’ allungarsi dell’aspettativa di vita vede un aumento della sua fragilità.

I più scaltri politologi dicono che la signora McGuinness abbia dichiarato guerra agli inducement solo perché in cerca di visibilità a fine mandato, altri dicono che avendo contro Francia, Germania e Italia si tratti solo di tanto rumore per nulla.

Molti ritengono che ci saranno invece delle conseguenze nella revisione del modello di business, magari non da oggi considerando i tempi della burocrazia europea, e che questi cambiamenti porteranno a un rilancio delle gestioni patrimoniali e ai veicoli assicurativi.  

Se così fosse non manca chi sostiene che il rimedio potrebbe essere peggio del (presunto) male.

Nicola Ronchetti