TASSI ALTI UNA TENTAZIONE PER I BANCHIERI MIOPI

Advisor | Marzo 2023

Il rialzo dei tassi è un male necessario per ridurre i consumi e stoppare la spirale inflazionistica, ma queste manovre delle banche centrali provocano alcuni effetti collaterali nell’economia reale e nel retail banking.

Il primo effetto è l’aumento della pressione del costo del denaro per le famiglie che, appunto sotto questo peso, sono costrette giocoforza a ridurre i consumi con conseguenze evidenti sulle aziende produttrici di beni e servizi.

L’obiettivo è fare recedere l’economia per stoppare l’aumento dei prezzi, una legge vecchia quanto l’uomo: si riduce la domanda e scendono i prezzi.

È come gettare acqua sul fuoco per salvare dalle fiamme una casa, ma tanto maggiore è la quantità d’acqua tanto maggiore è il danno dell’acqua sulla casa stessa che invece che bruciare viene allagata.

I finanzieri e i banchieri possono anche gongolare quando i tassi salgono, la materia prima che commerciano – il denaro – cresce di valore e i con questa anche gli utili delle loro banche.

Ma spesso si tratta di una vittoria di Pirro che alla lunga potrebbe distogliere i banchieri, almeno quelli alla guida delle banche più retail e radicate nel territorio, da quelle che dovrebbero essere le vere priorità di una banca.

La prima priorità di una banca dovrebbe essere quella di concedere credito alle famiglie e alle aziende meritevoli di riceverlo ma anche in grado di restituirlo a tassi di interessi sostenibili.

Se questo non succede – come abbiamo visto in un passato non tanto lontano – a saltare è il banco: i crediti deteriorati son quasi sempre accompagnati da spirali recessive da cui è difficile uscirne se non dopo anni di lacrime e sangue.

La seconda priorità per le banche è quella di farsi promotrici della gestione del risparmio degli italiani, attività che – in un mondo perfetto – dovrebbe essere win-win: win per le banche che vedono remunerare la propria attività di consulenza finanziaria.

Win per i clienti che dovrebbero vedere il proprio patrimonio – se ben gestito – crescere a dispetto dell’inflazione.

Se però alla guida di una banca vi è un management con una visione di breve termine, diciamo più orientata più alle trimestrali che a un orizzonte secolare, il rischio è enorme.

Il rischio di abbassare la guardia sui due pilastri dell’attività bancaria tradizionale, l’erogazione di credito e la gestione del risparmio, appunto.

Il banchiere miope in una situazione di tassi alti è certamente ancora meno incentivato a valutare la bontà del credito, tanto è obnubilato da guadagni immediati e ugualmente sarebbe anche disincentivato a investire nelle attività di retail banking.

Il cosiddetto retail banking include i servizi di banking tradizionale (operatività bancaria con piattaforme digitali efficienti), ma anche prodotti di risparmio gestito e di protezione.

Il banchiere miope che pensa solo alla trimestrale, con il rialzo dei tassi arricchisce le casse della propria banca, spesso ne fa pure crescere la quotazione in borsa senza fare troppa fatica.

Certamente questo tipo di banchiere è meno incentivato a investire sulle persone, sulla loro formazione, sui clienti e sulla qualità dei prodotti di risparmio gestito, che richiedono grandi investimenti i cui risultati si vedono solo con il tempo e la costanza.

Il denaro facile da sempre obnubila la vista dell’uomo avido e miope e non fa eccezione tra classi sociali e professioni.

Il Paese, le famiglie e le imprese, in questo momento, hanno bisogno più che in passato, di banchieri visionari con lo sguardo al lungo termine.

Nicola Ronchetti