ADVISOR | Luglio 2025
L’hanno capito anche a Francoforte: la BCE ha dato l’assenso all’offerta di pubblico scambio dell’anno, ponendo tra i paletti la necessità di predisporre adeguate politiche di retention per i professionisti chiave delle banche coinvolte nell’attuale risiko.
I professionisti, siano essi dipendenti o consulenti finanziari, sono i veri pivot della relazione con i clienti e quindi la ragione del successo della banca in cui lavorano.
Pur esprimendo una generalizzata preoccupazione per l’attuale risiko, soprattutto per l’incertezza e, in alcuni casi, per il prolungarsi dei tempi, espressa dal 76% dei dipendenti bancari delle banche coinvolte, con l’approssimarsi dell’esito delle OPS emergono ulteriori considerazioni.
Il 51% dei consulenti finanziari, vede un’opportunità economica nell’eventuale integrazione con un’altra realtà, data proprio dall’aspettativa di politiche di retention da parte dell’eventuale acquirente per trattenerli e fidelizzarli.
Il fatto poi che il consulente finanziario del 2025 non sia più un battitore libero, come in passato, ma un professionista che lavora in team con altri colleghi e manager, rende l’eventuale decisione di cambiare casacca non più solo una scelta individuale ma collettiva.
Se andiamo ad analizzare i cambi di rete negli ultimi tre anni scopriamo infatti che oggi più che in passato a muoversi è sempre meno un singolo professionista e sempre più un gruppo di consulenti finanziari.
Questo genera un effetto domino certamente molto positivo per la banca che recluta ma decisamente deleterio per la banca che lo subisce.
Discorso differente per i dipendenti bancari, soprattutto per quelli senza un portafoglio clienti consolidato, con un’età media di 50 anni e dunque lontani dalla pensione: per costoro il timore della perdita del lavoro e del demansionamento in caso di integrazione con un’altra banca è assai diffuso (79%).
Interessante notare che per il 64% dei dipendenti bancari prossimi alla pensione l’aspettativa del cosiddetto scivolo anticipato alla quiescenza in caso di integrazione con un’altra banca più che un timore sia visto come un’opportunità.
Quindi verrebbe da dire che al di là dei piani industriali e delle sinergie per i più disincantati tra i professionisti non tutto il risiko viene per nuocere rappresentando invece un’occasione per valorizzare la propria carriera.
Al di là degli aspetti economici ci sono però altri fattori intangibili, quali il senso di appartenenza, la fedeltà alla propria banca e la fiducia nel management, fortemente rafforzati nell’anno in corso: reti e banche coinvolte più o meno direttamente nell’attuale risiko hanno serrato i ranghi come mai prima d’ora.
Le convention e le occasioni di incontro si sono trasformate in veri e propri momenti di aggregazione, risvegliando un desiderio di protagonismo e una proattività salutari non solo per rafforzare lo spirito di corpo ma anche per stimolare l’intera industria al cambiamento, anche alla luce di possibili perdite delle rendite di posizione.
Il successo di tutte le operazioni in corso dipenderà dalla capacità di saper fare squadra tra i dipendenti bancari, i private banker e i consulenti finanziari sia delle realtà acquisite che delle acquirenti; questo varrà anche per le nuove realtà che inevitabilmente nasceranno e per chi deciderà di intraprendere nuove sfide.
Vincerà chi saprà mettere al centro le persone, dando pari dignità alla soddisfazione dei professionisti e dei clienti, equiparandola a quella degli azionisti e del top management.
Cose non sempre così scontate e diffuse nella realtà dei fatti.
Nicola Ronchetti