DA DIPENDENTE A CONSULENTE? CI VUOLE CORAGGIO

Bluerating | Dicembre 2021

Come ogni anno FINER coinvolge nei suoi monitoraggi continuativi oltre 7.000 professionisti tra consulenti finanziari, private banker e gestori bancari dipendenti.

Si tratta di modelli di servizio caratterizzati da alcune differenze significative.

Innanzitutto il contratto che lega i professionisti alla banca: la differenza tra essere un agente con un mandato o un dipendente cambia completamente la prospettiva dell’una e dell’altra figura professionale.

Il consulente ha scelto di puntare sulle proprie capacità e di mettersi in discussione al punto da non dipendere più dalla banca per la propria remunerazione.

E questo, nonostante anche il consulente finanziario operi con un mandato e con una mandante che ne regolano il rapporto, fa di questo professionista una sorta di imprenditore.

Il dipendente è legato alla banca e ha certamente meno autonomia nella scelta ad esempio dei prodotti e delle soluzioni da proporre ai clienti.

Il tema dei prodotti e dei budget da raggiungere, pur riguardando entrambe le figure professionali, è vissuto in modo certamente più pressante dai dipendenti.

Un altro elemento che segna una differenza importante è il livello di digitalizzazione della banca e delle dotazioni che questa mette a disposizione dei propri professionisti.

Il consulente finanziario, da sempre abituato a operare fuori sede, può contare su piattaforme digitali e dotazioni sempre all’avanguardia sia nella relazione con la propria mandante che con i propri clienti.

Questo rende il lavoro del consulente finanziario più agevole, consentendogli di dedicare più energie e tempo ai propri clienti potendo contare su processi più snelli ed efficienti rispetto ai dipendenti.

Il numero di dipendenti bancari è dieci volte quello dei consulenti finanziari con mandato attivo, ma il trend è da brivido: mentre il numero dei consulenti finanziari è stabile o in leggera crescita quello dei bancari è in caduta libera.

I dati degli osservatori di FINER confermano che anche il sentiment tra le due figure professionali circa le prospettive della propria professione, il proprio futuro e quello della banca per cui lavorano è molto diverso.

Solo il 54% dei dipendenti bancari vede il proprio futuro professionale con ottimismo, contro l’88% dei consulenti finanziari.

Solo il 29% dei dipendenti bancari è completamente soddisfatto della propria banca contro il 56% dei consulenti finanziari.

Stupisce però che a fronte di questi numeri la percentuale dei bancari che vede nel passaggio da dipendente ad agente un’opportunità è in contrazione: dal 50% del 2019 al 45% del 2020 al 32% nel 2021.

Forse la paura di fare una scelta sbagliata prevale sul coraggio di mettersi in discussione e quindi “meglio un uovo oggi che una gallina domani”?

Se fosse così sorge spontanea una domanda: perché lamentarsi del proprio lavoro invece che cercare di cambiarlo? 

Nicola Ronchetti