ESG È L’ORA DEL REDDE RATIONEM?

Bluerating | Aprile 2021

Il nome è criptico e ricco di consonanti: stiamo parlando della SFDR, Sustainable Finance Disclosure Regulation, un regolamento europeo che impone obblighi di informativa ESG ai partecipanti ai mercati finanziari ed ai consulenti finanziari.

Dal 10 marzo sarà la nuova spada di Damocle di gestori e distributori.

Questa norma aumenta e uniforma i requisiti di reporting dei processi di investimento ESG in capo ai partecipanti ai mercati finanziari sia a livello aziendale sia di prodotto, rafforzando la trasparenza necessaria all’intero mercato. 

Probabilmente non basterà a mettere a nudo i furbetti del greenwashing ma è un primo, importante passo per promuovere un mercato europeo dei prodotti sostenibili e per rafforzare un sistema alle prese con le sfide poste dal cambiamento climatico, ambientale e sociale.

Il regolamento impatta in modo molto significativo sulla comunicazione agli investitori, ad esempio attraverso specifici requisiti che interessano i documenti di offerta, la comunicazione commerciale, le relazioni periodiche e i siti web di tutti i soggetti obbligati alla pubblicazione dei criteri di sostenibilità adottati, tra cui le Società di Gestione del Risparmio. 

È indubbio che le tematiche ESG hanno iniziato a tenere banco nel 2019 e oggi sono diventate un mainstream: per i consulenti finanziari promuovere questo tipo di investimento è oggi una necessità.

È una necessità innanzitutto perché lo chiedono i clienti, soprattutto quelli più patrimonializzati.

Gli investimenti ESG rappresentano infatti un’ottima opportunità per contribuire a convertire l’enorme massa di liquidità che giace sui conti correnti; soprattutto di quella detenuta dai segmenti di popolazione più patrimonializzati – affluent e private – che detengono l’85% della ricchezza in Italia.

Il livello di conoscenza verso le tematiche ESG, già in crescita negli ultimi 24 mesi, innescato dalle catastrofi ambientali, ha avuto un’accelerazione significativa dopo lo scoppio della pandemia (+20%).

Da una ricerca condotta per NORDEA da FINER è emerso come la sensibilità verso i temi ambientali (E) sia unanime presso gli investitori finali (92%), quella verso i temi che attengono alla governance (G) e all’impatto sociale (S) è invece maggiore presso chi ha elevati patrimoni (rispettivamente 88% e 76% vs. 61% e 42%).

Le barriere alla sottoscrizione di investimenti ESG sono soprattutto legate alla mancata conoscenza (59%) e alla errata convinzione di rendimenti più bassi (34%).

Anche la distribuzione ha ampi spazi di miglioramento: il 45% dei consulenti finanziari solo un anno fa non aveva ancora approfondito il tema degli investimenti ESG (fonte ricerca FINER per CONSOB gennaio 2020). 

Oggi i consulenti finanziari e i private banker hanno la responsabilità di spiegare e informare i propri clienti sul significato e l’importanza degli investimenti ESG, ma anche quella di formarsi.

Il futuro degli investimenti sostenibili e dell’umanità passa dunque dalla conoscenza sia di chi li propone che di chi li sottoscrive. 

Mai come oggi torna alla memoria una frase di Dante: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza. 

Nicola Ronchetti