EUROVITA LA BRUTTA FACCIA DEL PRIVATE EQUITY

Insurance Daily | Aprile 2023

Quattrocento mila clienti, decine di accordi di distribuzione con le principali reti dei consulenti finanziari e le banche, questo è il risultato del lavoro di un team commerciale d’eccellenza, formato da professionisti italiani che hanno messo la propria professionalità al servizio di un progetto molto ambizioso che poi è saltato.

Sappiamo che ogni compagnia assicurativa deve avere un adeguato livello di patrimonializzazione, definito come il rapporto tra i fondi propri e il requisito di capitale di solvibilità (Solvency Capital Requirement – SCR) a una certa data.

A fronte di un peggioramento di tale rapporto sotto i livelli consentiti e al richiamo dell’Ivass a iniettare nuovo capitale, a febbraio, il fondo di private equity Cinven, azionista di riferimento di Eurovita, si è dichiarato impossibilitato a mettere risorse sufficienti per salvare la società.

Cinven decide quindi di cedere il controllo della società al fondo di private equity JC Flowers, azionista di Eurovita fino al 2017, che si era dimostrato disposto a riacquistare la compagnia per circa 300 milioni, ma la trattativa all’ultimo salta.

Cinvent versa cento milioni insufficienti a risollevare il Solvency II e a evitare la gestione provvisoria della compagnia che, dal 31 marzo scorso, si è trasformata in amministrazione straordinaria, entrambe affidate ad Alessandro Santoliquido.

La settimana scorsa avrebbe dovuto tenersi un nuovo incontro al ministero dell’Economia per accelerare il piano di salvataggio di Eurovita, che vede coinvolte le principali banche distributrici (Sparkasse, FinecoBank, Credem e Banca Fideuram) e i cinque principali gruppi assicurativi del mercato (Poste Italiane, Intesa Sanpaolo, Generali, Unipol e Allianz). Ma la riunione per mettere in sicurezza i 400 mila clienti di Eurovita è slittata senza una nuova convocazione.

Una storia brutta, anzi bruttissima, fatta su una classe di prodotti le polizze vita e le unit linked a cui i risparmiatori italiani ricorrono per proteggersi dai rischi, in un mercato come quello italiano cronicamente sotto assicurato.

Ma mentre l’amministratore straordinario Alessandro Santoliquido uno dei manager più stimati e capaci del settore assicurativo sta facendo il suo lavoro per portare fuori dalle secche la compagnia, sorge spontanea una considerazione.  

Considerazione doverosa anche alla luce di quanto fonti vicine al dossier riferiscono, a MF-Milano Finanza: l’amministrazione straordinaria di Eurovita potrebbe chiedere i danni alla precedente gestione della compagnia, tra cui gli organi amministrativi della compagnia, che nel frattempo sono stati sciolti, ma pure a Cinven, il fondo di private equity azionista che ha deciso di non ricapitalizzare la società.

La considerazione è che i fondi di private equity escono da questa storiaccia dando al mercato una pessima immagine di loro stessi e purtroppo anche del loro settore.

E questo è un danno per la maggioranza dei fondi di private equity che sanno fare bene il loro lavoro portando nuova linfa e rilanciando aziende.

Purtroppo l’immagine certamente molto stereotipata degli hedge fund e dei private equity speculativi e spietati che acquistano società, le fondono, le riposizionano sul mercato, sempre al limite del rischio di default e sempre a danno dei consumatori ci riporta a personaggi inquietanti ben rappresentati da Michael Douglas nel personaggio di Gordon Gekko.

Per fortuna a rassicurare i quattrocentomila clienti di Eurovita in trepida attesa c’è Alessandro Santoliquido manager e risanatore di lungo corso e persona con doti umane uniche. 

Nicola Ronchetti