Governance e gender diversity:

le eccellenze italiane

Pochi forse tra i non addetti ai lavori conoscono Stefano Preda, fondatore e presidente del comitato guida sulla Corporate governance che nel 1999 ha emanato il codice di autodisciplina delle società quotate in Italia, che porta il suo nome.

È stato illuminante partecipare alla sua Lectio Magistralis lo scorso 17 giugno al Politecnico di Milano: “la corporate governance in Italia a 20 anni dal codice Preda”.

La lezione è stata un vero e proprio racconto del percorso che portò l’Italia venti anni fa ad avere, al pari degli altri paesi più evoluti (USA e UK), ma prima rispetto ad altri paesi europei, un codice di autodisciplina delle società quotate.

L’adozione di questo codice parte da un’Italia dove nel 1999 il capitalismo di relazione e la mancanza di una governance che garantisse voce in capitolo gli azionisti di minoranza delle società quotate la facevano da padrone.

Oggi l’acronimo ESG è – per fortuna – diventato sinonimo di must e non esistono aziende che non tengano conto dei tre principi sottostanti: 1) l’ambiente; 2) le politiche di genere; 3) le pratiche di governo societarie.

Se oggi il mercato della Consulenza Finanziaria è in Italia un fiore all’occhiello lo si deve molto anche alla cultura – diffusa innanzitutto tra gli addetti ai lavori – che da quei principi è emanata venti anni fa.

Pensiamo al ruolo fondamentale di garanzia rappresentato dai consiglieri indipendenti e quanto sarebbe stato utile averne avuti di validi nei CDA di Parmalat, Cirio, Giacomelli (solo per citare alcuni dei casi più eclatanti del nostro recente passato).

Ancora più rassicurante è stato ritrovare alla tavola rotonda che è seguita alla lectio magistralis di Preda, Maria Pierdicchi, consigliere indipendente di Autogrill, Luxottica e UniCredit, Paola Schwizer consigliere indipendente di Credem e nella platea Paola Bonomo, consigliere indipendente in TIM, AXA Assicurazioni, Piquadro, Sisal Group, Stefanel e FAAC.

In una sola occasione si è quindi potuto toccare con mano cosa si sia fatto e si stia facendo in Italia sul fronte della Governance e della Gender Diversity partendo non solo e non tanto dai principi quanto dalle persone e dalle loro competenze.

Fare cultura finanziaria significa anche e soprattutto fare capire all’85% degli italiani che non è seguito da un consulente finanziario e al 75% di loro che si tiene lontano dai mercati finanziari lasciando i propri risparmi sui conti correnti, che esiste una finanza sana, in grado di contribuire alla crescita dell’economia reale fatta di donne e uomini eccezionali.

Vorremmo sottolineare con orgoglio infatti, che abbiamo in casa molti campioni del mondo in tema di governance e molte donne che siedono nei CDA di aziende quotate.  E questo per la legge 120/2011 – approvata grazie all’impegno delle On.li Lella Golfo e Alessia Mosca che ha stabilito una importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 dovevano riservare una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne.

Donne che, a partire dal secondo e terzo rinnovo degli organi sociali, dovranno essere pari ad almeno a un terzo, per arrivare al 2022, data in cui si pone la seconda importante scadenza fissata dalla legge Golfo-Mosca: l’esaurimento della sua efficacia.

La legge ha, dunque, una validità temporale di soli dieci anni, entro i quali si auspica di raggiungere l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita.

In questi dieci anni le donne che siederanno nei consigli di amministrazione avranno la responsabilità di affermare le proprie competenze e di essere in grado di contribuire alla creazione di valore: l’obiettivo è quello di non avere più bisogno di una legge e, dal 2023, di superare il tema del genere, candidando alle cariche sociali chi ha le caratteristiche più adeguate a quel ruolo, uomo o donna che sia.

E dal 2023 che vinca il migliore o – meglio – la migliore, nel frattempo tifiamo per il nostro paese e per la diffusione di una sempre maggiore cultura finanziaria.

Nicola Ronchetti