Il sole 24 ore:

è tempo di nuovi finance explorer

Da cinque anni il mondo del private banking sta vivendo cambiamenti epocali, certamente più di quanti non ne aveva vissuti negli ultimi trenta anni. Ma non è che l’inizio: il cambiamento è ancora in atto e la rivoluzione in corso. Ed a cambiare non è solo l’offerta ma soprattutto sono i clienti.

I nuovi paperoni sono più giovani, più “smart” ma anche più esigenti nella gestione del denaro. Possono spendere milioni di Euro per una Lamborghini in edizione unica, da centinaia di cavalli, in grado di raggiungere i 400 km all’ora, ma al contempo sono avversi al rischio connesso ad un investimento in borsa.

Ma anche l’offerta sta cambiando: banche “nuove” e molto “digitali” stanno mietendo successi incredibili su questo target di clientela. La scalabilità del private banking è un dato di fatto, in Italia – ad esempio- le reti dei consulenti finanziari hanno rotto il lungo monopolio delle banche private storiche, nel resto del mondo – da anni – il mercato private è gestito da Financial Advisor spesso anche Indipendenti (IFA).

Le boutique sono costrette ad aggregarsi perché le dimensioni minime per reggere la pressione sui costi stanno crescendo. Tornano ad essere protagoniste le banche private legate ai grandi gruppi bancari guidate da manager visionari: le economie di scala e la potenza di fuoco consentono infatti di offrire una gamma di servizi difficilmente scalabili da piccole o medie banche.

Questa rivoluzione va cavalcata e non subita, predisponiamoci quindi al cambiamento: 1) le regole di ingaggio di una volta non valgono più: al tappeto rosso ed ai mobili d’epoca sostituiamo uffici per il private banking moderni e digitalizzati; 2) il rapporto fiduciario non sarà più scontato ma necessiterà sempre di più di frequenti e immediati feed back e riconferme; 3) i servizi base (gestione del patrimonio finanziario) renderanno alle banche sempre minor profitti ma non potranno essere abbandonati a causa del rischio di snaturare l’essenza stessa dell’essere banca, semmai affiancati da servizi nuovi e più redditizi (per la banca) ed attrattivi (per il cliente): club deal, spac, consulenza corporate,  finanza straordinaria, M&A,  gestione dei patti di famiglia, competenze fiscali e tributarie, competenze nell’immobiliare ma anche nel supporto alla gestione dei “pleasure investment” (arte, immobili di pregio, auto e orologi d’epoca).

Moltissime le sfide ma ancor più le opportunità per chi non si limita a guardare ciò che accade nel mercato private ma intende esplorarne a fondo le dinamiche per scovarne opportunità: cercansi dunque, ora più che mai, “finance explorer”, cioè professionisti e banker curiosi, intraprendenti e pronti a mettersi in discussione per gestire al meglio il cambiamento e la rivoluzione in atto.

Nicola Ronchetti