Sub-advisory

L’Italia prima in Europa

Questa sì che è una bella notizia, anche se non è una novità: sempre più spesso quando si parla di risparmio gestito l’Italia va a podio e l’odiosa metafora del “fanalino di coda” viene lasciata ad altri settori.

Stiamo parlando di sub-advisory, cioè della gestione delegata a terze parti che nel nostro paese è tra le più dinamiche d’Europa sia in termini di crescita di AUM che di numero di fondi affidati ad asset manager esterni tramite mandati.

L’Italia occupa infatti il primo posto, con una quota pari al 15% del mercato UE dei fondi in gestione a terze parti, ed è il mercato di sub-advisory a più rapida crescita.

Si tratta di un mercato in fortissima crescita anche a livello globale, che secondo le stime di Goldman Sachs Asset Management passerà nei prossimi cinque anni dagli attuali 500 miliardi di euro ad un trilione (1000 miliardi). E l’Italia avrà un peso significativo 

Complice MIFID 2, ma non solo, la volontà dei distributori di controllare direttamente la gestione ed ottimizzare i costi, soprattutto delle reti dei consulenti finanziari, non è infatti una novità.

Anche se i consulenti finanziari italiani intervistati da FINER Finance Explorer nel 75% dei casi dichiarano di preferire i prodotti di terzi alla carta, il successo dei menù guidati o degustazione è destinato a crescere.

Perché i CF dichiarano di preferire i prodotti alla carta? La sindrome da “piccolo chimico” altrimenti detta da “battitore libero” è dura a guarire ma si sta scontrando con una realtà sempre più dura che si chiama volatilità e complessità dei mercati e con costi sempre più compressi e comunque da giustificare al cliente.

Più semplice e sicuro affidarsi alla propria mandante che a sua volta, si spera, sappia selezionare le migliori SGR a cui conferire un mandato di sub-advisory o più mandati in delega. Magari avendo comunque la possibilità di offrire alcuni fondi di SGR particolarmente brillanti.

Il 50% dei CF ritiene che l’architettura aperta – alias alla carta – faccia meglio gli interessi dei clienti, ma è veramente così? Certamente un numero minore di terze parti aiuta da un lato a semplificare la gestione operativa dei distributori e, dall’altro, ad ottenere condizioni migliori dalle stesse.

Auspicando che di questi benefici in parte ne possa godere anche il cliente sembrerebbe dunque vero l’opposto.

Ci sono poi aspetti legati ai bias comportamentali che possono affliggere i CF, certamente non i più preparati, che al pari dei propri clienti rischiano di “innamorarsi” di un fondo o di una casa di investimento perdendo di vista il mantra della diversificazione.

Molti ricorderanno la mitica Lancia Stratos prodotta dal 1973 al 1975 che collezionò una serie incredibile di vittorie, vincendo ben tre campionati del mondo consecutivi, altrettanti ricorderanno il mitico pilota Sandro Munari che con il suo navigatore Mario Mannucci la portarono alla vittoria. Certamente pochi sanno che il motore della Stratos era della Ferrari.

Ebbene mi piace pensare ad un parallelismo: che la gestione in delega abbia il marchio e la carrozzeria del distributore, la meccanica delle migliori SGR ed al volante ci sia un CF in grado di vincere i rally sempre più sfidanti che i mercati finanziari ci offriranno nei prossimi anni, il tutto a beneficio del cliente finale, naturalmente. 

Nicola Ronchetti