L’ESPERIENZA FILANTROPICA DEI WEALTHY PEOPLE IN ITALIA

AP Private | Luglio Agosto 2023

In Italia le donazioni ammontano 10 miliardi di euro l’anno, appena lo 0,2% dei 5 mila miliardi di euro della ricchezza finanziaria complessiva.

Le donazioni degli americani, che sono solo sei volte più numerosi di noi, superano quelle dei nostri connazionali di ben quarantotto volte.

La seconda edizione della ricerca “L’esperienza filantropica dei wealthy people in Italia”, realizzata da FINER Finance Explorer per Fondazione Donor Italia, che ha coinvolto 1375 wealthy people con una ricchezza finanziaria compresa tra € 500mila e € 10 milioni, offre alcuni spunti di riflessione.

Tutti hanno donato ad almeno una organizzazione, ma le donazioni restano basse rispetto al patrimonio: solo il 5% degli intervistati ha donato più di € 100.000.

Tra le destinazioni delle donazioni primeggia con il 47% l’emergenza umanitaria e sanitaria, seguita con il 44% dalla ricerca medico/scientifica e con il 40% dall’assistenza sociale e lotta alla povertà.

Gli imprenditori donano di più, con una donazione media di € 12.350 (contro gli € 11.109 di chi ha un patrimonio fra € 5 e 10 milioni). Tendono a donare sia a titolo personale (22%), sia attraverso le loro aziende (15%), ma principalmente attraverso un mix (63%). Sono inoltre più coinvolti, soprattutto in attività di volontariato (71%) e nell’organizzazione di raccolta fondi e di eventi benefici (49%).

Le motivazioni che spingono a donare sono per lo più legate alla sfera intima ed emotiva. Cresce il numero di coloro che si rivolgono ad esperti soprattutto relativamente alla pianificazione successoria e alla scrittura del testamento (con un aumento del 41% rispetto all’anno precedente) e su come fare filantropia in modo smart senza alterare il proprio stile di vita (+ 45% rispetto al 2021).

I donatori fanno fatica ad orientarsi di fronte a tante richieste, vi è anche chi lamenta la scarsa trasparenza degli Enti del Terzo settore, ed esperienze negative pregresse. Ciò nonostante, il 77% dei wealthy afferma di voler donare in futuro tramite testamento. Il problema alla base, dunque, è sempre lo stesso: come scegliere l’organizzazione giusta?

La scelta dell’ente da sostenere è per lo più individuale e autonoma per il 79% del campione, ma cresce il ruolo di banker e consulenti, unici dati in aumento rispetto all’anno precedente e trend coerente con quanto osservato all’estero.

Oltre la metà degli intervistati sarebbe interessato a ricevere consulenza filantropica all’interno del pacchetto di servizi finanziari di cui usufruisce.

La consulenza filantropica contribuisce a far crescere la fedeltà dei clienti alla banca e al private banker, supportando i donatori nell’individuazione delle organizzazioni a cui destinare le elargizioni sulla base dei loro interessi, dei bisogni individuali, oltre che della rilevanza effettiva delle cause e dell’efficacia della donazione.

In Italia vi è dunque un grande potenziale di crescita, a partire dall’opportunità di valorizzare lo strumento del Donor Advised Fund, un fondo filantropico vincolato ad uno specifico scopo, istituito all’interno di una fondazione già esistente.

L’importanza della consulenza filantropica, è stata testimoniata da alcuni dei protagonisti del settore in Italia tra i quali Stefania Pedroni Head of Wealth Planning di Intesa Sanpaolo, Alessandra Losito Head of Italy ed Equity Partner di Pictet Wealth Management e Paolo Spaziani Family Governance UniCredit Wealth Management che hanno commentato i risultati della ricerca.

Nicola Ronchetti