L’EVOLUZIONE DELLA CONSULENZA IN ITALIA: IL RUOLO DEGLI ETF

Bluerating | Aprile 2023

Da Cenerentola a Principessa questa è l’ascesa degli ETF in Italia. Le motivazioni di questo successo sono molte, una su tutte: sono strumenti efficienti con costi contenuti che ben si combinano con i modelli di consulenza più evoluti.

Una ricerca realizzata da FINER per Vanguard, su 8.500 professionisti tra consulenti finanziari (CF), private banker dipendenti (PB) e gestori bancari, presentata a Consulentia 2023 offre alcuni spunti di riflessione.  

Il livello di conoscenza degli strumenti passivi e degli ETF ha ampi spazi di miglioramento: dichiara di conoscerli “poco” il 34% dei bancari, il 25% dei PB e il 16% dei CF.

I CF che sono anche i più propositivi nel proporre gli ETF (68%), seguono i PB (44%), ultimi i gestori bancari (34%).

Tutti i professionisti concordano sul fatto che nella selezione degli strumenti passivi conoscenza e reputazione dell’emittente e valore del suo brand prevalgano su modalità di replica e conoscenza degli indici.

Certamente come tutte le asset class anche per gli ETF e i fondi passivi il mercato è guidato soprattutto dall’offerta, sono ancora pochi i clienti che li richiedono: 34% ai CF, 23% ai PB e 9% ai gestori bancari. 

Sempre a detta dei professionisti il tipo di cliente che chiede questi strumenti è abbastanza trasversale (dall’affluent al HNWI) e coerente con le differenti figure professionali.

Trasversale anche l’età dei clienti che richiedono gli ETF con una prevalenza però per i più giovani (under 40): 69% per i gestori bancari, 57% per i CF e 52% per i PB.  

Unanime il consenso sulla accresciuta importanza degli ETF negli ultimi anni: 69% per i CF, 67% per i PB e 62% per i gestori bancari. 

Come pure è molto elevata la propensione all’utilizzo futuro degli ETF nei prossimi 12 mesi da parte di tutti i professionisti: 71% per i CF, 69% per i PB e 66% per i gestori bancari. 

Interessante anche comprendere se gli ETF possano convivere da soli o inseriti con altri strumenti in un portafoglio di servizi di consulenza esistente. La risposta è inequivocabile: per tutti è nettamente preferibile che gli ETF siano inseriti in un servizio di consulenza (89% per i CF, 87% per i PB e 78% per i gestori bancari). 

Rilevante analizzare cosa potrebbe contribuire a far crescere l’uso degli strumenti passivi e degli ETF: la partnership con emittente guidata centralmente dalla banca è risultata il primo aspetto sia per i gestori bancari (66%) che per i PB (53%) e i consulenti finanziari (42%).

Molto importanti anche gli strumenti per la costruzione del portafoglio (25% per i CF, 19% per i PB e 12% per i bancari) e le attività di formazione a cura degli emittenti (22% per i PB, 17% per i bancari e 14% per i CF).

Tra i driver della crescita degli ETF, i modelli di consulenza fee-based anche ibridi sono rilevanti per i CF di cui possono già beneficiare.

La eventuale rimozione degli incentivi o “inducement” – di cui tanto si è parlato – non risulta, al momento, un driver significativo per la crescita degli ETF in Italia come, d’altronde dimostrato dalla loro attuale presenza anche nei modelli di consulenza più evoluta esistenti.

È indubbio che la rapida evoluzione della consulenza finanziaria accelererà alcuni cambiamenti innescati ormai da qualche anno nella relazione con le SGR: una relazione sempre più improntata alla ricerca di qualità ed efficienza e quindi maggiormente selettiva.

In questo contesto gli ETF avranno un ruolo sempre più centrale anche in Italia.

Nicola Ronchetti