POCHI BROKER IN CODA

Insurance Daily | Luglio 2022

È noto che la spina dorsale dell’Italia siano le piccole e medie imprese, oggi alle prese con il costo delle materie prime schizzato alle stelle, una recessione alle porte a cui si aggiungono alcune debolezze congenite.

Tra queste l’età media degli imprenditori che è di 68 anni e si alza di anno in anno, registrando una riduzione del tre per cento degli imprenditori sotto i quaranta anni e un aumento di quelli ultra settantenni del due per cento negli ultimi dieci anni.

L’Italia non è un paese per giovani imprenditori e pur avendo distretti di grande successo non siamo il paese delle Silicon Valley dove migliaia di giovani potenziali startupper vengono tenuti a battesimo.

Detto ciò la ricchezza è in mano agli imprenditori, ovvero tre quarti dei clienti più patrimonializzati, cioè con consistenze finanziarie (investimenti e liquidità) mediamente di cinque milioni di euro e patrimoni immobiliari dai dieci milioni in su, debbono la loro fortuna a un’impresa che gestiscono o si sono venduti.

Sull’universo degli imprenditori da anni puntano le reti dei consulenti finanziari e le banche, in una competizione che vede le reti con una quota del quaranta per cento degli asset private under management.

Le banche tengono le posizioni sulla gestione dei patrimoni con una leggera erosione delle quote ma complice la riduzione dei margini di intermediazione, la volatilità dei mercati sembrano puntare anche su altri servizi.

Le attività che assicurano margini superiori alle attività più ricorrenti sono la gestione delle successioni, le operazioni di finanza straordinaria, le fusioni, le acquisizioni, la cessione di quote, lo sbarco in borsa, i club deal e gli investimenti in private equity e debt.

Ovviamente anche le attività di credito alle imprese rappresentano un’attività importante soprattutto in vista della crescita dei tassi di interesse: su questo terreno le reti non vogliono – per ora – entrare: troppi rischi e assorbimento di capitale e poi ci vogliono competenze specifiche che non si inventano dall’oggi al domani.

E sul fronte della protezione? Agenti e compagnie di assicurazione paiono aver rinunciato a gestire i clienti imprenditori direttamente, pur con le dovute eccezioni.

Imprese e imprenditori, sia titolari di aziende piccole che medio grandi, sono viceversa il mercato di broker e professionisti in grado di individuare tra le migliori compagnie le soluzioni più adatte al singolo imprenditore.

Il potenziale è enorme e ancora inesplorato. Come i loro colleghi agenti, i broker sembrano essere – per usare un eufemismo – molto discreti commercialmente, sempre, ovviamente, con le dovute eccezioni.

La ricchezza in mano agli imprenditori italiani è circa la metà degli oltre 1.700 miliardi giacenti sui conti correnti.

In Italia, nei prossimi vent’anni, settecento miliardi di euro di patrimonio mobiliare, immobiliare e aziendale saranno interessati dal trasferimento da una generazione a un’altra; eppure secondo l’Associazione Italiana Private Banking solo un individuo su quattro ha attivamente pianificato le fasi di questo passaggio di consegne.

Il ricambio generazionale interessa la famiglia, il patrimonio e l’impresa non andrebbe quindi considerato come un singolo evento, da gestire nel migliore dei modi possibili, ma come un processo graduale, un insieme di fasi di cui la prima è quella della pianificazione strategica fatta con il supporto di un professionista.

Detto ciò non si vede la coda dei broker di fronte alle aziende italiane, mentre quella dei private banker e dei consulenti finanziari si allunga di giorno in giorno.

Nicola Ronchetti