QUANDO IL CAPO SCENDE IN CAMPO

Bluerating | Gennaio 2023

L’anno che si è appena concluso è certamente indimenticabile sia nel bene che nel male.

Nel male, ogni commento è superfluo, basti ricordare che nessuna asset class è uscita indenne da mercati impazziti come non succedeva dagli anni settanta.

Inflazione, aumento dei tassi di interesse e perdita del potere di acquisto hanno colpito soprattutto la classe media, ma certamente non hanno risparmiato le fasce più patrimonializzate della popolazione i clienti private e hnwi.

Nel bene, le banche grazie all’aumento dei tassi chiudono il 2022 con i conti più in ordine rispetto al passato, i processi di riorganizzazione attivati ormai da anni le vedono inoltre più snelle e più efficienti.

Certo la strada da fare è ancora molta soprattutto se si considera che gli scenari recessivi si accompagnano sempre a un deterioramento della qualità dei crediti e alla crisi di molte piccole e medie aziende.

Le reti dei consulenti finanziari hanno chiuso un anno che, visto il contesto, si può definire ancora una volta eccezionale. Certo i ritmi di crescita della raccolta netta non sono quelli di qualche anno fa.

Il risparmio gestito soffre la concorrenza dei titoli di stato, delle obbligazioni bancarie e della liquidità sui conti correnti, a detta della maggioranza degli italiani, la vera panacea in caso di necessità.

Ma anche nelle reti non è tutto oro quello che luccica. Rispetto a un anno fa i consulenti finanziari intervistati nell’ambito dei monitoraggi che FINER conduce periodicamente esprimono livelli di soddisfazione in calo su diversi fronti.

Ovviamente vi è un tema di performance dei prodotti di investimento che per molti professionisti si è rivelato problematico, soprattutto per chi ha clienti con una bassa tolleranza alla volatilità e una scarsa avversione al rischio.

Operation, supporti e piattaforme digitali, con qualche eccezione, hanno però superato ancora una volta la prova del fuoco.

Quello che invece ha segnato una forte discontinuità con il passato è la relazione tra i consulenti finanziari e la direzione della rete, rappresentata dalle figure apicali delle società coinvolte.

In particolare per la maggior parte delle reti, sempre con le dovute eccezioni, la soddisfazione circa la possibilità di interagire con la direzione della banca scende mediamente del 10% rispetto all’anno precedente.

Vi è in molti professionisti la spiacevole sensazione che nei momenti di complessità vissuti negli ultimi dodici mesi la distanza con la direzione sia aumentata.

Molti si sono sentiti come i soldati lasciati soli al fronte a combattere.

Inoltre è scesa di un ulteriore 9% anche la soddisfazione circa il coinvolgimento nelle decisioni aziendali che sempre più spesso vengono vissute come calate dall’alto senza troppo preavviso.

Il risultato di tutto ciò è un calo del 6% della fiducia nel management che guida la rete.

Certo il contesto ha contribuito molto al peggioramento di questi indicatori e, auspicabilmente, quando il vento cambierà si tornerà a registrare un aumento della soddisfazione.

Tuttavia ancora una volta si dimostra quanto il ruolo di chi è chiamato alla guida delle reti sia centrale per motivare e supportare i consulenti finanziari soprattutto nei momenti più difficili.

Cercasi quindi top manager in grado di scendere in campo ed entrare in partita oltre che dare indicazioni dalla panchina, soprattutto quando il gioco si fa duro.

Nicola Ronchetti